Oltre 170 opere al Complesso del Vittoriano

Marilyn Monroe, Mick Jagger, Mao Tse-Tung e due tra le cover di album più celebri della storia della musica. Sono solo alcune delle opere di Andy Warhol entrate nell’immaginario collettivo e nella storia dell’arte che sono in una mostra a Roma. Andy Warhol, al Complesso del Vittoriano, è aperta fino al 3 febbraio 2019.

In mostra, 170 opere che raccontano per immagini l’essenza del genio di Pittsburgh, figlio di immigrati slovacchi. Si parte dalle origini artistiche degli anni ’60 e le serigrafie della celebre Campbell’s Soup con cui nobilitò un oggetto quotidiano trasformandolo in un’icona pop. Il punto di arrivo sono i ritratti delle star della musica, cinema e moda che passarono dalla sua Factory.

Anzi, dalla sua mitica “Silver Factory”… Frequentata da Bob Dylan, Truman Capote, John Lennon, Mick Jagger, Jack Kerouac, Salvador Dalì, Tennessee Williams e molti altri. I loro ritratti spiccano sulle pareti del Vittoriano. E con loro le copertine di dischi realizzate da Warhol e passate alla storia: la banana sbucciata di The Velvet Underground & Nico (1967), i jeans di Sticky Fingers dei Rolling Stones (1971).

 

Andy Warhol

Liz, 1964. Serigrafia su carta 58,7×58,7cm. Collezione privata, Monaco (MC). ©The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.

 

In realtà il percorso della mostra è rovesciato… Inizia con i pezzi forti di Andy Warhol, ovvero le iconiche serigrafie di grandi personaggi come Marilyn Monroe (1967), Mao Tse-Tung (1972) e i Self portrait. Si prosegue con le sue adorate Polaroid, scattate a Liza Minnelli, Carolina di Monaco, Grace Jones, Paul Anka e Stevie Wonder.

Spazio anche agli italian portraits, compresi quelli ai mastri della moda Valentino, Armani e Gianni Versace. Attraversando la sala musicale “sonora” che contiene oltre alle immagini anche una chitarra autografata di Michael Jackson, si passa ai disegni. Chiude la selezione l’omaggio al mondo del Cinema: i ritratti di Liz Taylor, Judy Garland, Silvester Stallone, Arnold Schwarzenegger.

Racconta il curatore della mostra Matteo Bellenghi: “All’inizio della sua carriera da artista Warhol non godeva di alcun privilegioe se non quello di essere “Andy lo straccione”. Il pubblicitario, il vetrinista. A distanza di 31 anni dalla sua morte (22 febbraio 1987, ndr), il nome di quel timido e pallido artista è celebrato come uno dei più influenti dell’intera storia dell’arte contemporanea.

 

Andy Warhol

Shoes, 1980. Serigrafia unica su carta,101x152cm. Collezione Jonathan Fabio, Agliana (PT). ©The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.

 

Anzi. In tanti la dividono paradossalmente in  BW e AW. Before Warhol e After Warhol. Il segreto della sua grandezza è che rese opera d’arte ciò che da sempre era accessibile a tutti, privando gli oggetti quotidiani della loro funzione e imprigionandoli in forma d’arte”.

Aperta dal 3 ottobre al 3 febbraio 2019 al complesso del Vittoriano di Roma, la mostra su Andy Warhol è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con Eugenio Falcioni & Art Motors  srl.

 

Testo Marilena Vinci – 02 ottobre 2018